Terzo Premio (ex aequo): “Colours for a new living” di Mazzone, Toniolo, Bolla e Schanung
12 maggio 2009L’altro lavoro qualificatosi al terzo posto è “Colours for a new living”. Il progetto di intervento su alcune Case Popolari di Verona, del gruppo di studenti dell’Accademia Cignaroli Mazzone, Toniolo, Bolla e Schanung.
Si tratte delle case popolari di via Lussino a Verona, e proprio degli edifici con i “danni più rilevanti sia dal punto di vista estetico che strutturale”. L’intervento proposto dal gruppo si basa su “un colore più vicino alla soluzione architettonica iniziale”, un arancione dalla calde tonalità, ma “tutte le sporgenze e rientranze della zona balcone sono state colorate seguendo uno schema cromatico sui toni freddi che vanno dal viola all’azzurro”.
Terzo Premio (ex aequo): Piazza San Sebastiano a Verona di Debora Giacinti
5 maggio 2009Al terzo posto ex aequo l’intervento di Debora Giacinti dell’Accademia Cignaroli di Verona, sulle case di piazzetta San Sebastiano a Villafranca di Verona. Un intervento di riqualificazione cromatica nato dalla sua esperienza di inquilina di una di quelle case che, prendendo come “spunto le caratteristiche policromie delle città marinare”, vivacizza la piazza con “facciate dipinte nei diversi colori che si susseguono e rincorrono”, portando “una ventata d’aria nuova a basso costo”.
COLORIAMO IL MONDO – I VINCITORI
28 aprile 2009
Premiati i progetti degli studenti che hanno partecipato ai Workshop su “il colore negli interventi di riqualificazione urbana”, ideati e organizzati dal prof. Massimo Caiazzo e dalla prof. Anna Barbara, per promuovere ed educare alla cultura progettuale del colore. Vincono il primo premio Heewon Kim e Larsen Niklas per “Green Tunnel”. Un premio speciale dall’IACC
Da DNEWS Verona
16 marzo 2009Design ambientale – LUNEDÌ 16_M A R ZO 2009
I colori cercano spazio in città
Il piano>> Dalla Cignaroli idee per rendere meno grigia la periferia. E c’è anche il carcere
di Chiara Bazzanella
Fabbriche, aziende, industrie, ma anche semplici abitazioni. Edifici e costruzioni che, inserendosi nel territorio, possono valorizzarlo a seconda dell’utilizzo o meno di una “corretta tavolozza cromatica”. A Verona, in un futuro non troppo lontano, interventi di design ambientale incentrati sull’utilizzo del colore potrebbero essere realizzati nelle case popolari Agec di via Lussino. Al momento questa risulta l’unica area su cui sia stato espresso un reale desiderio di intervento, in riferimento ai progetti ideati dagli studenti della Cignaroli per il workshop sulla “riqualificazione delle aree urbane dismesse attraverso il colore” promosso dal professor Massimo Caiazzo. Oltre a insegnare in alcune accademie milanesi, Caiazzo è docente di cromatologia alla Cignaroli da quattro anni, e a Verona ha collaborato con l’Atv per la realizzazione degli autobus a gas naturale. Spiega il docente: «Tutto è iniziato con un progetto nel carcere di Bollate basato sull’utilizzo sociale del colore. Poi ho pensato a un workshop per gli studenti di alcune scuole milanesi. Ma non volevo che da questo percorso fossero esclusi i ragazzi della Cignaroli, che chiedono sempre di essere coinvolti e sostenuti. Senza aree concrete di intervento su cui esprimersi, la formazione risulta fortemente penalizzata». A febbraio gli studenti veronesi hanno presentato i lavori. Precisa il docente: «Mentre a Milano l’attenzione dei ragazzi è stata rivolta soprattutto alle zone industriali, i circa 70 veronesi che hanno partecipato al concorso si sono mostrati tutti molto interessati a intervenire nelle zone periferiche della città o nei paesi della provincia limitrofa in cui vivono. A riprova che la delizia del centro non cancella la realtà di una dimensione periferica abbandonata e non curata, che sottolinea il confine tra chi sta dentro e chi fuori». Dopo l’esperienza di Bollate, Caiazzo è stato invitato a intervenire anche nel carcere di Verona. La richiesta è arrivata proprio da una sua studentessa della Cignaroli, Debora Giacinti, che si sta laureando con una tesi sulla riqualificazione cromatica nel carcere di Montorio. «Gli spazi non sono soltanto aree di transito, ma realtà in cui si vive quotidianamente. Migliorarne l’aspetto serve a influire positivamente sulla sfera emotiva delle persone», spiega il docente. E continua: «La forza lavoro in carcere di solito non viene sfruttata, ma abbiamo formato un bel team di stranieri, entusiasti di abbellire i luoghi in cui vivono». Spiega la laureanda: «Nella zona limitrofa alla Chiesa del carcere abbiamo dipinto le sbarre di viola scuro che, con il color glicine dato alle pareti crea un effetto come di lastra di vetro, per cui le sbarre sembrano non esserci». I lavori a Montorio sono iniziati a dicembre, grazie al sostengo della dottoressa Ribezzi.